AL 19 SI STA BENE!
Questo è il motto di uno dei nostri appartamenti semi protetti, Casa “Al 19“.
Non c’è soltanto un motto della casa, c’è anche un vero e proprio “grido di coraggio” (che in realtà viene utilizzato per salutarsi quando si va via dalla casa o si conclude qualche attività): WATANKA PIU’, Al 19 si sta bene!!!
Si capisce subito come non si stia parlando solo di una “micro comunità per disabili” (cosa che in effetti è), ma di una vera e propria casa, dove vivono delle persone che stanno bene, si divertono e crescono insieme!
Casa “Al 19”, infatti, è un appartamento dove vivono 4 donne con disabilità leggera, con cui si lavora puntando sulle autonomie individuali e offrendo loro la possibilità di fare delle sperimentazioni di vita autonoma, fuori dalla casa delle loro famiglie.
Per alcuni sono le prime prove, per altri la permanenza nell’appartamento fa parte di un percorso che li sta conducendo a trovare la propria sistemazione definitiva.
L’appartamento e il progetto ad esso collegato nascono nella primavera del 2015, con le prime due inquiline della casa, che tutt’ora vivono lì.
Come per tutti i servizi della Cooperativa Cascina Biblioteca, anche per Casa “Al 19” la persona è al centro: ognuno delle persone che passa dalla casa (mediamente il tempo di permanenza è di 4 mesi) ha il suo progetto: c’è chi deve imparare ad andare al lavoro utilizzando i mezzi pubblici, chi deve svolgere le incombenze pratiche e domestiche, chi deve imparare a socializzare e a stare in mezzo agli altri.
Ciò che fa da collante tra tutte le persone che hanno vissuto a Casa “Al 19” è proprio lo “spirito” della casa stessa: si tratta di una “casa con le porte aperte“, dove si fanno feste, si invitano amici, si accolgono ospiti, si fanno corsi invitando anche le persone che non ci vivono più, insomma è un luogo dove si creano dei legami e si instaurano amicizie che poi continuano ad essere coltivate.
Questo è possibile anche grazie al fatto che l’équipe di operatori di Casa “Al 19” lavora in rete con quella di altri progetti residenziali della nostra cooperativa, come ad esempio Casa “Piuma” o i “Progetti A Casa Mia”, ed i ragazzi che vivono in questi appartamenti si incontrano spesso, si invitano reciprocamente nelle loro case, così da diventare sempre più amici.
Ma come si vive a Casa “Al 19”?
Pensate ad una casa dove convivono 4 persone, magari disordinati, ognuno con i propri interessi, con le proprie cose da fare (sport, corso di danza, vedere la famiglia, uscire col fidanzato, fare delle commissioni…), aggiungeteci il fatto che queste persone vogliono anche passare del tempo facendo delle cose e divertendosi insieme…Ecco, così si vive a Casa “Al 19”.
La casa è grande: ci sono due stanze da letto (le persone vivono in camere doppie), due bagni, una sala ampia con balcone, una cucina con un altro balconcino.
Al mattino ci si sveglia, si fa colazione tutti insieme e poi ognuno va dove deve andare, chi al lavoro e chi al proprio centro diurno.
Nel primo pomeriggio si torna a casa, ci si ritrova e ci si racconta la giornata. Poi la vita di tutti scorre senza variazioni rispetto a quando ciascuno viveva a casa propria con i genitori: c’è chi ha calcio, chi nuoto, chi deve uscire a comprare qualcosa che gli serve, chi è stanco e vuole andare a riposare. Nel tardo pomeriggio ci si ritrova e si capisce cosa c’è da fare per la casa: si fa insieme la lista della spesa, le pulizie, la lavatrice (per tutti è una grande conquista imparare ad usarla!)
Poi ci sono degli appuntamenti fissi come il corso di zumba, che si svolge in “Piuma” tutti i venerdì!
Ma il vero cuore della casa sono le cene e le feste! C’è sempre un buon motivo per invitare qualcuno a cena o per festeggiare, e quando non c’è si trova, anche durante la settimana a turno si sceglie il menù, in modo tale che quella sera diventi in un certo senso “la propria sera” da poter condividere con gli altri.
Dopo ogni cena e festa c’è un’usanza che ormai è diventata tradizione: scattare una foto tutti insieme. Alle feste di compleanno, invece, si scatta la foto al festeggiato con tutti i regali addosso!
Anche le serate quotidiane sono un momento di condivisione, si decide insieme cosa fare, cosa mangiare, rispettando sempre le scelte dell’altro, che magari ha voglia di stare per conto proprio in camera sua.
Il grido della casa (WATANKA PIU’) è nato proprio da un telefilm “I braccialetti rossi”, amato e guardato una sera tutte insieme.
Come in ogni casa possono anche esserci dei problemi, ma in quel caso non ci si scoraggia e li si affronta insieme, per questo tutte le settimane c’è una riunione della casa, durante la quale si parla, ci si confronta e si tirano fuori i problemi, ma anche le cose belle.
Come si fa ad andare a vivere a Casa “Al 19”?
Ci si può entrare privatamente oppure attraverso un servizio finanziato dal Comune di Milano e da Fondazione Cariplo (Progettami, un servizio di sperimentazione delle autonomie ideato dal Comune di Milano e da altre importanti realtà di Milano, come Fondazione Idea Vita, Ledha Milano e Ledha).
Al 19 si sta bene: stanno bene le persone che conquistano le proprie autonomie, vedono la possibilità effettiva di vivere una vita autonoma e vedono concretizzarsi i propri desideri; stanno bene anche le famiglie che vedono che tutto questo è possibile. Il distacco è un momento importante e le famiglie sperimentano la “normalità”, vedendo anche aspetti dei propri figli che altrimenti non riuscirebbero a cogliere.
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