Era il primo ottobre 2010. L’Ufficio Stranieri del Comune di Milano aveva contattato alla fine dell’anno precedente Cascina Biblioteca, allora Il Fontanile, per segnalare la necessità di trovare una residenza a un uomo arrivato dall’Eritrea con visto turistico e che, viste le condizioni di salute piuttosto gravi, aveva ottenuto un permesso di soggiorno umanitario.
“Tutto quello che sapevamo di lui era questo”, racconta Barbara Massa, coordinatrice di alcuni nuclei residenziali della cooperativa, “e che in Eritrea, la sua terra d’origine, aveva una moglie e tre figli minorenni”.
Ghebram è un uomo distinto, che parla ancora poco l’italiano, ma col quale, col tempo, coordinatori e operatori dei servizi domiciliari che si sono presi cura di lui hanno imparato a comunicare nel modo più utile. Viene dall’Eritrea dove, racconta, era ufficiale dell’esercito. In Eritrea esiste una frangia dell’esercito etiope che non vuole riconoscere l’indipendenza della nazione dall’Etiopia, dopo anni e anni di guerre per i confini e per la città di Badme, riconosciuta definitivamente all’Eritrea solo nel 2002. L’esercito dal quale proviene
Ghebram, dunque, non ha mai avuto un ruolo di osservazione e contenimento, ma di vera e propria azione e difesa.
Nonostante la sua permanenza in Italia da ormai dieci anni, Ghebram non dimentica la sua storia e, soprattutto, è rimasto fedele e innamorato della sua cultura d’origine. Dal cibo, alla gestione della casa, lui preferisce mangiare eritreo, sempre, e fatica a imparare ad occuparsi della sua vita quotidiana da solo, come per esempio, a fare la lavatrice. L’aiuto delle operatrici che lo supportano è fondamentale; ciononostante, per Ghebram è difficile permettere di farlo ad altre donne che non sono parte della sua famiglia. Così, ultimamente, è successo qualcosa di speciale: l’educatrice che si occupa personalmente di lui è stata ribattezzata “figlia mia“. Solo verbalmente, ma così è più facile, per lui da accettare, ma anche per chi tiene a lui, per chi gli vuole bene, per chi, come noi, quando lavora va oltre il suo lavoro, e chi si occupa delle persone non può fare a meno di andare oltre.
Ghebram guarda al suo passato con nostalgia e al suo presente con premura per la sua famiglia, che è ancora là e che sente al telefono ogni settimana. Ogni anno i suoi figli, ormai maggiorenni , vengono a trovarlo, cercano una casa in affitto o in prestito dove stare tutti insieme e condividere ogni istante, come è successo appena due settimane fa. Lui e sua moglie, invece, non si vedono da quattro anni, ma Ghebram deve continuare ad essere curato qui in Italia e non può partire.
E’ importante per Ghebram lavorare su di sé, imparare il più possibile a integrarsi e accettare le cure e l’aiuto che la Cooperativa gli offre, cercando di andare a fondo nel suo ruolo di sostegno, nella sua mission solidale e sociale. Permettere a Ghebram di continuare a sentirsi un uomo che è anche genitore e marito, nonostante la distanza e il destino: questo è l’obiettivo che Cascina Biblioteca continua a portare avanti. E restituire a Ghebram la sua dignità. Ogni volta che lui e i suoi figli si sentono o si incontrano, la felicità che lo pervade, lo stimola ad accogliere aiuto e cure ed è meraviglioso vederlo così pieno di voglia di vivere. La famiglia reale, insomma, permette alla famiglia “solidale” di fare il suo dovere.
Da qualche anno, la sua educatrice, Marianna, ha cominciato a fare con lui un lavoro sulle fotografie più o meno recenti. Foto di amici eritrei che vivono in Italia, foto della sua famiglia una volta e della sua famiglia oggi, i bambini, da piccoli, a Natale e le immagini degli stessi adesso, grandi, che insieme al padre vanno a stampare quelle stesse foto qui, a Milano, in qualche copisteria, per non perdersi, per potersi rivedere, sempre. Ora Ghebram ha un album che tiene nel cassetto della sua scrivania. Ogni volta che lo apre e lo guarda, ritrova tra quei ricordi la forza e il desiderio di continuare a prendersi cura di sé in attesa di un futuro diverso.
In cui tutti continuano a stare bene e, magari, anche lui stesso.
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