In queste settimane siamo tutti portati a fare molte riflessioni, non manca il tempo di mettersi in discussione e di “tirare le fila” di percorsi di vita, progetti, strade percorse. Alcune famiglie di ragazzi con disabilità che trascorrono le loro giornate in Cascina Biblioteca, hanno voluto raccontarci la loro storia, partendo dall’inizio della loro avventura nella nostra cascina e concludendo con la condivisione delle difficoltà di questi giorni sospesi.
“La nostra esperienza in Cascina Biblioteca è iniziata nell’estate 2019. E’ la fine della terza media e Carlo, nostro figlio con sindrome di Down, ha 14 anni: troppo grande per un centro estivo qualunque, troppo piccolo per proseguire con i campi degli adorati scout” racconta Alessandra, la mamma di Carlo.
“Eravamo entrati in contatto con Cascina Biblioteca grazie al Centro di Formazione Professionale del Consorzio Sir che si trova nella stessa struttura. Abbiamo così iniziato ad approfondire la conoscenza di questo luogo immerso nel verde, con annesso un ristorante, un vagone bar e un via vai continuo di persone che chiacchierano, si salutano, si sorridono” continua la mamma di Carlo.
La prima accoglienza alla famiglia è stata fatta da un’assistente sociale che ha indicato loro le varie attività presenti in cascina. L’accoglienza è stata intensa da parte gli operatori del CAD che hanno coinvolto Carlo nelle loro proposte, pur sapendo che sarebbe stato il più giovane del gruppo. Lo hanno aiutato, inserito e seguito, hanno iniziato a farlo sentire una persona e non solo un disabile. E hanno raggiunto il loro obiettivo: il benessere della persona!
Nel mese di settembre 2019 Carlo ha iniziato la scuola professionale in Cascina Biblioteca e finalmente ha iniziato a vivere l’ambiente come il “suo” posto, impegnandosi nel fare i compiti per non rimanere indietro. Dopo un paio di mesi i genitori si sono posti un nuovo problema: cosa far fare il sabato e la domenica a un ragazzo con sindrome di Down che non riesce più a stare al passo con i gli scout, ma che non ha altri amici? Poter affrontare, senza imbarazzo, la questione con gli operatori li ha aiutati a contattare la responsabile del Tempo Libero in giro di Cascina Biblioteca.
“Tutti i sabati questi ragazzi si trovano con gli operatori e i volontari in centro a Milano e raggiungono una nuova destinazione: musei, cinema, bowling e chi più ne ha più ne metta. E noi? Noi genitori finalmente vediamo i nostri figli fare la “vita mondana” che tutti i ragazzi cercano, così come le uscite di più giorni, il Capodanno in montagna, tutte quelle esperienze di vita che altrimenti dovrebbero fare solo con la famiglia” dice ancora la mamma di Carlo.
“Qual è l’aspetto più bello di queste uscite?” chiediamo. “Ciò che più mi ha colpito di queste esperienze è che Carlo ne è protagonista, non viene accompagnato e assistito, non subisce passivamente il passaggio da un museo a un altro, ma sa cosa sta succedendo. E ciò che io come mamma continuo a ripetere agli operatori è che mio figlio finalmente sta bene. Non è più Carlo con la sindrome di Down che fa qualcosa di speciale: è Carlo”. “Proprio al “ Vagone “, chiedendo ai baristi di non fare prendere bibite fredde a Carlo, il ragazzo con la sindrome di Down, mi hanno chiesto a quale ragazzo mi riferissi. Non sapete che emozione! Finalmente mio figlio non è più quel ragazzo speciale, adorabile, simpatico, down che tutti conoscono. E’ Carlo” continua Alessandra.
I genitori di Carlo raccontano che anche oggi, in questo periodo di lontananza fisica, non si sentono soli: gli operatori e gli educatori li contattano e intrattengono i ragazzi attraverso diversi canali. “La soddisfazione più grande è che grazie al loro lavoro, alle loro proposte e al loro modo di far vivere bene i ragazzi, mi hanno regalato un giovane adolescente con il quale è piacevole “STARE A CASA”.
“Grazie alle videochiamate con gli altri ragazzi del gruppo e ai tutorial non ci annoiamo. Non solo, stiamo bene insieme perché Carlo è sereno e sente la vicinanza delle persone con cui ha iniziato questa fase della vita alla conquista dell’autonomia. Se il Covid19 fosse arrivato prima di oggi, probabilmente non saremmo stati così bene o forse Carlo non sarebbe stato così bene con noi” conclude Alessandra.
Anche Raffaella, mamma di Leo, giovane quasi trentenne autistico di media funzionalità, racconta il suo incontro con Cascina Biblioteca. “Era la primavera del 2011 e io ero angosciata perché Leo, mio figlio, stava per concludere l’esperienza con gli Scout, perché era ormai troppo grande, anzi aveva proseguito due anni in più del previsto. Per lui si prospettavano noiosissime vacanze e week-end con noi genitori, io e mio marito al tempo eravamo due cinquantenni abbastanza sportivi, ma pur sempre maturi! “racconta la mamma di Leo.
E poi, come per magia, è arrivata la soluzione: quattro chiacchiere con una conoscente e la famiglia entra in contatto con la coordinatrice delle attività di Tempo Libero di Cascina Biblioteca. Proprio allora è iniziata l’avventura: Leo da allora fa parte di un gruppo, ogni sabato è occupato, almeno cinque volte all’anno partecipa a viaggi.
“Si gode ogni estate due settimane di vacanza a Cesenatico, che aspetta con ansia. In tutte queste esperienze, organizzate nei minimi particolari, è accompagnato da persone deliziose, che sanno capire questi giovani originali, li sanno motivare e stimolare. Per noi genitori questo è basilare, sappiamo che i nostri figli sono in ottime mani e siamo tranquilli, sereni. Leo ha cominciato a frequentare lo SFA e poi il CDD Ferraris, sempre legati a Cascina Biblioteca e questo ora è il suo mondo. Un mondo di persone competenti e umane, che gli danno serenità” racconta Raffaella.
E’ bello sentire la gratitudine dei genitori dei ragazzi e, soprattutto, sapere che Carlo e Leo stanno bene e hanno fatto tanti piccoli passi nella conquista dell’autonomia, per raggiungere un equilibrio che li rende sereni sia in cascina che a casa.
Questo è quello che fanno ogni giorno educatori ed operatori di Cascina Biblioteca.