Invisibili, un nome evocativo per un progetto complesso che si occupa di disabilità tra carcere e territorio, con l’obiettivo di tutelare le persone con disabilità fisica e psichica detenute negli istituti penitenziari, per permettergli di avere accesso a opportunità di trattamento e riabilitative e favorire l’accesso alle misure alternative, come la detenzione domiciliare.
Gli “invisibili” sono persone che non riescono ad accedere autonomamente alle opportunità del territorio e/o la cui permanenza in istituto ha bisogno di particolari condizioni o risulta incompatibile con il loro stato di salute.
Chi si occupa del progetto interviene attraverso la presa in carico individualizzata e multidisciplinare della persona disabile proveniente dal circuito penale e attraverso il potenziamento delle reti tra gli attori coinvolti e coinvolgibili nell’intervento.
Questo è fondamentale soprattutto per persone con importanti problematiche sanitarie per le quali non è indicata la permanenza in istituto, seppur con la presenza di autonomie residue.
In caso di particolari patologie fisiche o psichiche, si cerca di comprendere precocemente il bisogno, per poi costruire una progettualità sul territorio. Infatti, è stato ormai dimostrato ampiamente che favorire i percorsi di reinserimento sociale al termine della pena, costruendoli in modo specifico rispetto alla disabilità, permette di ottenere ottimi risultati.
Percorsi ad ostacoli, percorsi complessi per permettere agli ex carcerati con disabilità di inserirsi nuovamente nel mondo del lavoro e ricostruirsi delle relazioni.
Anche in Cascina Biblioteca abbiamo avuto una breve presenza di una settimana, di un uomo con una disabilità ed un percorso giudiziario da portare a termine. Inizialmente, era stato inserito nella nostra casa di Val Maira, che può accogliere due persone, ma ci sono state difficoltà relazionali con i vicini che hanno reso necessario il trasferimento in Cascina Biblioteca. Fin da subito, però, questa è stata considerata una soluzione temporanea perché, la specifica situazione e i vincoli orari a cui era sottoposto il nuovo abitante non rendevano la nostra cooperativa il luogo più adatto per questa persona.
E’ infatti sempre opportuno valutare quale sia il posto più consono alle problematiche del singolo individuo e più adatto a costruire un nuovo percorso di reinserimento sociale. A volte, come in questo caso, Cascina Biblioteca, non è il posto migliore per specifiche situazioni di disabilità ma anche di fragilità psichica.
Perché in fondo, l’obiettivo del nostro lavoro e ciò che ci gratifica maggiormente è sapere che, dopo analisi, tentativi ed errori, dopo una strada con tanti ostacoli e difficoltà, le persone riescono a trovare un equilibrio che li porterà verso un percorso diverso, in cui si sentiranno libere di ricominciare una nuova vita.