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Le persone come IMMAGINABILI RISORSE

Cascina Biblioteca è una cooperativa di persone. Sono un centinaio le persone che ogni giorno percorrono la vecchia strada di campagna ed entrano nell’aia. Alcune persone vivono in Cascina, altre vivono in case di città e raggiungono l’aia per momenti di festa e per stare nel verde, incontrare gli animali, accogliere i bambini delle scuole…. La Cascina è un minestrone di umanità.

Cascina Biblioteca è una cooperativa di persone. Sono un centinaio le persone che ogni giorno percorrono la vecchia strada di campagna ed entrano nell’aia. Alcune persone vivono in Cascina, altre vivono in case di città e raggiungono l’aia per momenti di festa e per stare nel verde, incontrare gli animali, accogliere i bambini delle scuole….

La Cascina è un minestrone di umanità. Si può arrivare in Cascina alla ricerca di una casa, alla ricerca di un lavoro, di una scuola, oppure semplicemente perché si è scesi alla fermata sbagliata dell’autobus. Entrare in Cascina ha tanti significati: un giro sull’ottovolante delle possibilità perché in Cooperativa non esiste la parola mai. E’ l’incontro con la persona ad aiutarci a capire quali sono i suoi desideri, anche se non espressi verbalmente, e quali le possibilità. Con questi pochi elementi la Cooperativa si mette in moto.

Essendo in questo momento all’interno di un laboratorio metodologico, abbiamo pensato di analizzare insieme delle  andando ad individuare insieme i processi che sono stati attivati.

Il passaggio del “caso” – Alessio arrivò una quindicina d’anni fa, quasi per caso. Il CFP presso cui studiava doveva fargli fare un tirocinio e non sapendo dove piazzarlo chiesero a noi. Ci dissero più o meno: abbiamo questo ragazzino ipo evoluto, autistico e con deficit intellettivo importante. Noi non riusciamo neanche a comunicare con lui ma deve fare uno stage. Vedete voi se ve la sentite. L’importante è che non si faccia male.

L’incontro con la persona: non esiste la parola mai – (…) all’inizio sembrò una sfida impossibile. Alessio aveva 22 anni ma ne dimostrava 12, pesava 35 kg e a qualunque domanda rispondeva facendo smorfie buffe. (…)

La rimozione della disabilità – convenzione Onu se volevamo lavorare con lui dovevamo farlo bene. Per prima cosa comprammo strumenti adatti: scarpe da lavoro numero 35 (e non fu facile trovarle), rasa erba super leggero ma soprattutto un decespugliatore formato mignon che pesava un terzo degli altri e che lui poteva usare.

Riconoscere alla persona il suo valore – Alessio vide per la prima volta che qualcuno investiva su di lui e gli chiedeva di non stare lì buono a non farsi male, ma di lavorare con strumenti diversi ma alla pari degli altri.

Connessine con le risorse delle reti formali – (…) Alla fine dello stage, visti gli ottimi risultati facemmo un tirocinio vero e proprio attivato dal Comune e i progressi continuarono inesorabili tanto che ci venne in mente un’idea folle: assumere Alessio.

Affiancare la persona e la famiglia in un cammino verso la visione di sé persona pienamente adulta – Non fu una scommessa facile. Prima di tutto ci fu da convincere la famiglia, abituata a pensare a lui come a qualcuno di assistere. (…)

Conoscere gli strumenti tecnici e adattarli alle necessità della persona – Poi trovammo uno scoglio ancora più grande: Alessio era invalido al 100% senza le residue capacità lavorative cioè dal punto di vista formale non era collocabile al lavoro. Fu necessario richiedere una revisione dell’invalidità e vincere le diffidenze della commissione che era abituata a ricevere richieste di aggravamento ma non di alleggerimento del certificato! Riuscimmo a fare tutti i passaggi e, in barba a quelli che lo credevano impossibile, Alessio fu assunto a tempo pieno ed indeterminato.

Cascina Biblioteca: un concentrato di idee, alcune assolutamente folli, e di professionisti preparati, testardi e fantasiosi. La fantasia un elemento importante nel lavoro sociale, un elemento a cui generalmente non viene data importanza, di cui non si parla nei tomi soci pedagogici. Fantasia è la splendida capacità creativa di cui è dotato l’essere umano, la capacità di guardare una cosa e vederne una completamente diversa, nuova. Oggi gli “esperti” la chiamano vision.

Sostenere il desiderio della persona – Susanna arrivò in Cascina nel 2009. Un lavoro, un fidanzato, una diagnosi di ritardo mentale di grado medio e la testarda volontà di uscire di casa. L’assistente sociale di riferimento ci presentò la situazione. In quel periodo, prima della legge 112 e prima di vari progetti sperimentali riconosciuti dalle istituzioni, stavamo ragionando attorno all’idea di dar vita ad una casa, piccola, in cui le persone con alcune fragilità potessero provare a vivere senza mamma e papà. Susanna e la sua famiglia dissero “ci sto”.

Un percorso da fare insieme – partimmo insieme. Susanna, mamma papà e fratello, l’assistente sociale di riferimento, per una sorta di viaggio verso un territorio per certi versi inesplorato. Perché ogni persona è unica e ogni viaggio è diverso anche se la meta (l’uscita di casa, l’autonomia) può sembrare la stessa.

L’apoteosi dell’operatore: il progetto realizzato – funzionò. Susanna fuori casa stava bene. Raggiunse e consolidò la sua capacità di fare e di essere. Fu, per un certo periodo, tutor per chi, come lei espresse il desidero di uscire di casa.

La capacità di dire IO – lavorammo con l’assistente sociale ed il comune di Milano per dare un contesto formale ad un’esperienza iniziata privatamente. Arrivò il contributo ed il puzzle sembrava completato. Susanna ci riportò alla realtà manifestando il suo desidero di vivere con il fidanzato. Partimmo dal suo dire “voglio” e riorganizzammo la casa con una stanza matrimoniale.

Capacità di lasciare andare le persone – Funzionò. Oggi Susanna è uscita dalla casa di mamma e papà, è uscita dall’appartamento protetto e vive, dal 2011, in autonomia ed indipendenza, a casa sua con il fidanzato. Per far ciò ha rinunciato al contributo dell’ente pubblico? Si. La Cooperativa ha rinunciato ad una retta sicura? Sì. Continuiamo ad incontrare Susanna ma non come operatori, come amici.

Questo il metodo di Cascina Biblioteca e la tesi sosteniamo ogni giorno: è importante ragionare fuori dagli schemi, usare la fantasia intesa come processo creativo, e non darsi limiti. E’ importante vedere le persone in quanto tali: non basta “lavare i panni in Arno” e non usare la parola utente se poi continuiamo a pensarli come nostri, di proprietà. Le “mie famiglie”, “i miei ragazzi”. La persona appartiene a sé stessa, mai ad un operatore mai ad un ente. Questa scelta comporta dei rischi: scardinare il ruolo sociale del disabile come persona fragile e da proteggere, ma che ha una serie di garanzie, significa evolvere con tutto ciò che questo comporta in termini positivi ma anche negativi.

Lo sforzo di Cascina Biblioteca è quello di non considerarsi indispensabile, tutt’altro, solo un passaggio verso la prossima meta del lungo viaggio che è la Vita.

 

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