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Storie di Cascina – C’era una volta il pioppo Nero

Questa storia è dedicata al nostro caro nonno, un pioppo nero che per più di cento anni ha vegliato su Cascina Biblioteca proteggendola bonariamente e che il 29 ottobre 2018 è caduto sotto la spinta dell’uragano che ha investito la Cascina.

Papà, mi racconti una storia della nostra Cascina?

“Una” storia o “la” storia?

Una, ma che sia bella.

Allora, scelgo…  questa è la storia di nonno Nero e nonna Matta.

Nonno Nero era nato qui, in Cascina, tanti e tanti anni fa, da un seme arrivato da lontano sulle ali del vento. Perché in natura si fa così: in natura non ci sono confini, e se ci sono, tanto ci pensa il vento a superarli.

Lei, invece, la nonna era sgorgata, tutt’a un tratto dalla terra; la chiamavano Matta perché era originale, sorprendente, imprevedibile: certi giorni era solo un filo, poi, d’improvviso, ribolliva come un fiume in piena.

Nero e Matta erano cresciuti assieme, raccontandosi sogni e speranze e facendosi coraggio a vicenda in quei tempi lontani e selvaggi. Lei lo chiamava con la sua voce cristallina e tintinnante, lui rispondeva facendo stormire le fronde. Ma i momenti più belli eran quelli in cui finalmente arrivava il vento: allora Nero gonfiava tutto tronfio il petto, allargava a più non posso i rami per prendere più spinta e poi -ancora giovane e flessuoso- si chinava fin quasi a filo terra. In quel momento Matta faceva gorgogliare più che poteva la sua polla, l’acqua saliva di livello e poi -civettuola e sbarazzina come solo le ragazze sanno essere- arricciava la cresta dell’ondina fino a sfiorare finalmente la punta dei rami del suo amato Nero. Ecco, quelli erano gli unici momenti magici in cui i due, sempre così vicini ma al tempo stesso così inavvicinabili, potevano finalmente sfiorarsi.

Anno dopo anno il loro rapporto diventava sempre più solido e la loro relazione sempre più collaborativa.

A Nero, Matta confidava le sue paure, prima fra tutte, quella di poter essere inquinata perdendo la sua purezza: lo aveva visto o sentito accadere a tante altre sorgenti ed era proprio la fine peggiore che potesse temere di fare. Nero rispondeva che ci avrebbe pensato lui a proteggerla, che avrebbe difeso quei campi fin dove arrivava la sua ombra così che nessuno potesse farle del male.

Ma, lo abbiamo detto, alla terra non si possono mettere confini. A nord dei nostri campi, in Cascina Biblioteca, -poco più in là del punto in cui arrivava l’ombra di Nero- col tempo cominciarono a crescere nuove strade e palazzi e fabbriche e ospedali… Per costruire questi, gli uomini scavarono fondamenta e buchi e pozzi e, scava che scava, finirono col trovare la vena di Matta, la sua origine, il suo cuore. Purtroppo la vena di Matta si trovava nel posto sbagliato e, senza farsi troppi problemi, ne deviarono il corso, ne seccarono l’anima. Appena si accorse che Matta perdeva energia, luce e vitalità, Nero si preoccupò: come poteva proteggerla da un attacco dal basso? Questo rischio non l’aveva calcolato! Allora cercò di crescere più alto che poteva per riuscire almeno a vedere la sua amata da lontano e la chiamava… ma il rumore dei palazzi in costruzione e delle macchine ormai copriva la sua voce. Continuò a crescere, senza perdere la speranza, e finì col diventare l’albero più alto tra tutti gli alberi di Cascina Biblioteca. Da lassù, sì che riusciva a vedere Matta, che era ridotta a un filo ormai, ma era lo stesso rimasta purissima e bellissima – perché le donne son così, se hanno il cuore puro non importa come le trasforma la vita che passa, nulla le può davvero sporcare -.

A parte vederla, Matta era ormai così lontana che a Nero toccarla sembrava impossibile, il vento solito non bastava più.

Fu così che un giorno, quando un uragano come non si era mai visto prima si abbatté sui campi di Cascina, Nero capì che quella poteva essere l’unica occasione per un ultimo bacio, un bacio d’addio, un bacio romantico. Ancora una volta gonfiò il petto che ormai era cresciuto a dismisura e allargò i rami alla tempesta, distendendo anche l’ultima fogliolina in modo da prendere tutta la spinta possibile. Più il vento ululava e premeva più Nero sorrideva contento, sognando l’ondina di Matta e riuscendo quasi a sentirne ancora la voce diamantina. Ma il piede di un vecchio non è più saldo come quello di un giovane fuscello, e sotto la spinta del vento Nero non si flette più come un tempo, ma cede e si schianta.

Eppure l’amore -così come il vento- non lo ferma nessuno, nemmeno adesso, perché l’amore – così come il vento- non accetta confini.

Quello schianto così fragoroso, ecco che fende la terra, crea una conca e la conca in fretta si riempie di acqua purissima: è la sorgente di Matta che finalmente può tornare al suo posto, proprio lì, sotto le radici del suo Nero.

Matta e Nero si trovano così, una volta per tutte, uniti, per davvero. E per sempre.

… ma soprattutto mi piaceva quando

lavoravamo tutti soli fianco a fianco

io qui sotto a colorar di fiori il campo

tu lassù a far fiorire il cielo con gli uccelli

e quando ti accorgevi che ero stanco

con le foglie rubavi una carezza al vento

e me la scioglievi dolcemente nei capelli

Thomas

Questa storia è dedicata al nostro caro nonno, un pioppo nero, che per più di cento anni ha vegliato su Cascina Biblioteca proteggendola bonariamente e che il 29 ottobre 2018 è caduto sotto la spinta dell’uragano che ha investito Cascina Biblioteca.

Ugualmente vogliamo dedicarla alla nostra altrettanto amata nonna, la fontana matta che per secoli ha permesso la coltivazione di questi campi irrigandoli con la sua acqua purissima che sgorgava da una sorgente al confine della proprietà di Cascina Biblioteca. Di fronte all’avanzata della città la sua fonte si è man mano affievolita ed è stata poi captata per deviarla verso altri campi, ma noi sappiamo che la sua vena -come la sua anima- continua a scorrere sotto i nostri piedi e contiamo in un futuro non lontano di riportarla a casa perché possa continuare ad irrigare i suoi – i nostri- campi.

 

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